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Amplesso prolungato


di Membro VIP di Annunci69.it Beaudenuit
29.09.2024    |    6.103    |    13 9.8
"“Ti sborro in culo troia” lo sentii dire dopo quella cavalcata interminabile, mentre mi prendeva da davanti “No, nel culo no, non voglio” protestai..."
Prendere il cazzo nel culo, per una come me, è sicuramente una delle sensazioni più appaganti che si possa provare, ma prenderlo per ore, senza quasi interruzione, è un’esperienza sublime e devastante allo stesso tempo.
Conobbi Walter molti anni fa, in una delle prime chat dedicate agli incontri sessuali, io ero all’epoca sui quarantacinque anni, lui sui trenta. Faceva l’istruttore in una palestra, alto, capelli cortissimi tipo marines americani, muscoloso, niente barba. Mi mandò con email le sue foto, complete di “attributi”, apprezzai un cazzo di notevole lunghezza ma non largo, anzi piuttosto “snello”.
Mi invitò a casa sua, dalle parti di via Val Melaina, e già mentre andavo ero molto eccitata, non immaginavo neanche che quell’uomo sarebbe stato il mio amante per i seguenti otto mesi.
Uscii dal bagno con un tubino nero sopra autoreggenti bianche velate e tacco 12, parrucca nera e trucco leggero (non starò a descrivere la lingerie che avevo sotto; potete immaginarla).
Inutile fare la modesta, a quell’epoca ero una gran bella fica, molto ricercata e apprezzata dai maschi.
Fin dal primo approccio ci tenne a dirmi che lui poteva scopare per ore senza venire e che però poteva farlo quando voleva. Risposi ironicamente che mi sarei abituata.
Era tremendamente vero. Dopo avermi quasi soffocata, con il cazzo che mi martellava la gola, mi fece poggiare al muro e mi penetrò con forza, in piedi, facendomi male. Continuò per tre ore ad alternare brutali inculate a prepotenti scopate in bocca e devo dire che, dopo il solito iniziale dolore, per buona parte del tempo il mio culo provò orgasmi prolungati.
E’ una sensazione che ho cercato di spiegare (e di spiegarmi) più volte: godere con il culo. Quando la penetrazione si prolunga le pareti interne dell’ano e gli organi che ci sono intorno, vengono sollecitate prepotentemente ed ho degli spasmi che, associati ad una buona dose mentale di piacere, somigliano quanto più possibile (suppongo) all’orgasmo femminile.
Poi però cominciò a sopraffarmi la stanchezza. Mi prese in tutte le posizioni, carponi, a novanta gradi poggiata ad una scrivania, per terra, persino al gabinetto china sulla tazza dicendomi “zoccola, è così che lo fai nei cessi pubblici?”.
Mi stava letteralmente distruggendo, ma ero in estasi..
“Ti sborro in culo troia” lo sentii dire dopo quella cavalcata interminabile, mentre mi prendeva da davanti
“No, nel culo no, non voglio” protestai.
Mi arrivarono due forti schiaffoni
“Zitta puttana, non sei tu a decidere dove devo sborrarti”
E sentii i suoi schizzi riempirmi le viscere. Ma in fondo penso che fosse quello che volevo.
Ero devastata, ma anche profondamente soddisfatta. Neanche scopata da sette o otto maschi mi ero mai sentita così.
Tornai a casa con sentimenti contrastanti, ma ero certa che avrei voluto rivederlo.
E così fu.
Per i successivi otto mesi, come ho detto, fu il mio unico amante. C’è da dire, però, che mi scopava almeno due o tre volte a settimana con martellamenti di almeno due o tre ore e mi faceva sentire femmina al cento per cento.
Non so però se oggi reggerei quei ritmi.
La particolarità era, inoltre, che gli piaceva farlo, più che a letto, in qualsiasi altro luogo. Nella sua palestra su ogni tipo di attrezzo (spesso legata), sulla spiaggia, nei bagni pubblici, dietro qualsiasi siepe o boschetto, nel retro di un bar, in un vagone di treno su un binario morto (quella volta rischiammo che si unissero due barboni), al cinema, sotto un cavalcavia. Dovunque insomma. Si eccitava di più e mi faceva sentire più troia che mai.
Una settimana in cui partecipavo a un convegno, a Rimini, venne con me e fu una settimana di sesso continuo, dalla mattina alla sera, tutti i giorni, con la sola eccezione del tempo del convegno.
La mattina mi svegliavo sempre con il suo cazzo duro che cercava di penetrarmi o mi strusciava la bocca per farmela aprire. Finché ero in albergo voleva che girassi per la stanza truccata e solo con perizoma, calze, tacchi a spillo e reggiseno, della parrucca non gli importava molto. Ed era un continuo assalto “all’arma bianca” (o meglio, rosa carne).
Poi la sera uscivamo, andavamo sulla spiaggia per completare la trasformazione en femme e poi mi “esibiva” in giro per bar e locali. Avevo una paura fottuta di incontrare qualcuno del convegno, ma l’adrenalina era alle stelle.Poi appena trovava un anfratto possibile era ancora sesso sfrenato.
Ci misi parecchio ma alla fine capii che il suo era un vero e proprio disturbo comportamentale, credo si chiami ipersessualità, un bisogno compulsivo di assecondare il proprio istinto sessuale, quello che in termini femminili viene definito come ninfomania.
Oltretutto durante gli amplessi diventava sempre più violento e cominciò ad essere patologicamente geloso, perciò troncai la relazione di netto.
Devo dire però che anche la mia natura da puttana, influì. La voglia di conoscere altri maschi, altre situazioni era troppo forte, quindi forse non aveva tutti i torti ad essere geloso.
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